Nuove speranze nella lotta al cancro: allo studio un test sperimentale.
Si intravvede un barlume di speranza per la delicata e dura lotta contro i tumori. La versione americana della prestigiosa rivista Scientific American, ha riportato nei giorni scorsi uno studio pubblicato su Nature Communications.
La comunicazione è della massima importanza e porta speranza nell’infinita battaglia che da decenni i ricercatori stanno conducendo contro il cancro.
È in fase di sperimentazione, infatti, un test del sangue che sarebbe in grado di identificare veri tipi di tumori, anche aggressivi, quattro anni prima dell’apparire dei primi sintomi. Si parla di tumori allo stomaco, all’esofago, al colon-retto, ai polmoni e al fegato.
Le dichiarazioni all’interno della comunità scientifica
Scientific American riporta anche la dichiarazione di Kun Zhang, bio-ingegnere all’Università della California a San Diego, co-autore degli studi. Il ricercatore si è così espresso: “Ecco cosa siamo in grado di mostrare: fino a 4 anni prima del manifestarsi dei sintomi, i pazienti potranno andare in ospedale perché si potranno rilevare i segni nel sangue della presenza di un tumore”. Zhang ha sottolineato: “Un risultato mai raggiunto prima d’ora”.
L’elaborazione del test sperimentale è stato possibile raccogliendo e studiando campioni genetici prelevate da persone affette da tumore, e osservando mutazioni genetiche, alterazioni chimiche del DNA o specifiche proteine del sangue.
“La cosa migliore – ha ribadito Zhang – è che questo test è altrettanto efficace dei metodi di indagine attualmente impiegati“.
Positive le reazioni all’interno della comunità scientifica. Secondo Colin Pritchard, patologo molecolare presso la University of Washington School of Medicine, non direttamente coinvolto nella ricerca, ha affermato che “il nuovo studio offre importantissimi approcci in relazione agli screening test basati sulla ricerca del cancro con metodi basati sul plasma sanguigno”. Pritchard ha inoltre dichiarato che sarà interessante per gli altri team di ricerca poter sperimentare il sistema in differenti gruppi di persone prima che esso possa essere ritenuto di regolare uso clinico.
Usha Menon, professore di “Gynecological cancer” presso la University College di Londra, anch’egli estraneo al progetto, ha osservato che il metodo proposto da Zhang e dai suoi colleghi pone una robusta e preliminare base nella diagnostica.